IL LAGO DI FIMON
Il Lago di Fimon è l'ultimo bacino naturale rimasto nel complesso berico dopo il prosciugamento di quello della Granza e dopo le bonifiche delle Vallli del Palù di Brendola e della Fontega.
Il lago ha avuto origine dalla formazione di uno sbarramento alluvionale, prodotto dai fiumi Brenta, Astico e Bacchiglione ai margini dei Berici; in questa depressione si è andata via via accumulando l'acqua proveniente da tutti i torrenti dei colli. Dalle analisi condotte dai ricercatori del CNR sembra che abbia circa 35.000 anni, il più antico del nord Italia, molto più vecchio del Lago di Garda e ”battuto” solo dai laghi vulcanici del centro Italia.
L'interesse archeologico della zona di Fimon è dovuto al ritrovamento di resti di insediamenti risalenti ad almeno due epoche differenti: uno al neolitico ed uno all'età del bronzo. Pioniere nell'analisi e nella catalogazione dei resti archeologici provenienti dalla zona fu il naturalista vicentino Paolo Lioy.
Resti risalenti al neolitico
I resti risalenti al neolitico presumibilmente si possono ricondurre alla fase antica della cultura dei vasi a bocca quadrata. Le datazioni al radiocarbonio dei resti li collocano alla prima metà del IV millennio a.C.
L'insediamento
Il ritrovamento principale è costituito dai resti di capanne con focolare che riposa su strutture orizzontali di pali incrociati. Sono stati ritrovati focolari costituiti di blocchi di calcare ricoperti d'argilla e limo, di forma quadrata o circolare.
Nei pressi di tali strutture sono stati rinvenuti pali piantati verticalmente, che in un primo tempo avevano fatto pensare ad un abitato palafitticolo.
I legni utilizzati sono abbondanti nella zona vicina al lago; principalmente ontano, frassino, faggio e acero. Si suppone che la scelta, preponderante, dell'ontano fosse dovuta alla sua maggiore resistenza in ambienti umidi.
La parte aerea delle capanne non è stata rinvenuta, fatta eccezione per qualche pezzo d'intonaco lisciato da un lato e recante impronte di rami d'albero dall'altro.
Si può supporre che le piante delle capanne fossero rettangolari.
I reperti
Nei pressi dell'insediamento sono stati rinvenuti conchiglie, ossa d'animali (tra cui mammiferi, pesci e tartarughe), semi carbonizzati, strumenti di pietra e d'osso, cocci e qualche sparuto oggetto ornamentale.
La sepoltura
Nel luogo giaceva sepolto un ragazzo di dieci - dodici anni, assieme a ceramica del tipo di quella ritrovata all'interno dell'insediamento. La datazione al carbonio 14 tuttavia sembra indicare per i resti del fanciullo un'età maggiore di quella delle capanne, essendo queste di circa 200 anni più recenti.
L'industria litica
Gli strumenti di selce a scheggiatura laminare, principalmente di dimensioni grandi, sono stati ritrovati in quantità: grattatoi, punte foliate, bulini, perforatori, lame ritoccate; asce spesse di forma allungata (più comuni) e asce corte più sottili (più rare), un pezzo di scalpello, dei pestelli ed una macina. Alcuni strumenti recavano resti di mastice, presumibilmente utilizzato per immanicare lame e altri utensili su aste di legno. Un ritrovamento particolarmente significativo è costituito da una freccia di selce con punta peduncolata e asta lignea.
Sono stati rinvenuti anche punteruoli e spatole d'osso, zagaglie d'osso e oggetti ricavati a partire da corna di cervo, presumibilmente percussori.
Ceramica
La ceramica fine rinvenuta consta di scodelle profonde a bocca circolare o quadrata e vasi ad alto piede (talora decorati con motivi geometrici), vasi e bicchieri a bocca quadrata e a fiasco, scodelle a bocca circolare (talora decorate con piccoli lobi sopraelevati sul bordo). La ceramica grossolana consta invece di vasi a bocca quadrata, a fiasco e a tronco di cono, grandi vasi profondi.
È da notare che alcuni vasi portano sul fondo l'impronta delle stuoie sulle quali presumibilmente poggiavano in fase di realizzazione.
Oggetti ornamentali
I ritrovamenti in questo caso non sono numerosi e si limitano a due metatarsi di lepre forati e cinque denti umani forati e limati.