UN INQUINAMENTO DI LUSSO
Le navi da crociera vengono solitamente associate a immagini spensierate che poco hanno a che vedere col reale impatto che questi mezzi hanno sulla salute dei viaggiatori e degli abitanti dei porti che li accolgono.
Le navi da crociera infatti non solo creano importanti danni ambientali soprattutto in ecosistemi e città delicate come Venezia, ma sono estremamente nocive per la salute dei cittadini delle città portuali a causa dei loro gas di scarico.
Basti pensare che, a parità di distanza percorsa, una nave da crociera emette agenti inquinanti pari a cinque milioni di automobili. Questo dato terrificante è causato per lo più dal tipo di olio combustibile pesante utilizzato dai motori di questi pachidermi, un olio che contiene fino a 3.500 volte più zolfo rispetto a tutti gli altri veicoli presenti sulla terra ferma.
Come afferma NABU, organizzazione tedesca per la salvaguardia ambientale, “le navi non hanno alcuna tecnologia di riduzione di scarico come filtri antiparticolato diesel o SCR-catalizzatori”, tecniche per ridurre i NOx nei gas di scarico. Senza queste tecnologie, tali “rifiuti” bruciano emettendo enormi quantità di inquinanti pericolosi nell’aria come il biossido di zolfo, ossidi di azoto e nero di carbonio. Queste sostanze, alcune delle quali viaggiano per chilometri, sono la causa di ingenti danni agli ecosistemi come l’acidificazione del suolo e delle acque, l’eutrofizzazione dei laghi e delle zone costiere. Inoltre, sono anche co-responsabili di gravi malattie come il cancro, l’asma o malattie cardiovascolari.
Allo stato attuale, nessuna delle navi da crociera presenti nel Mediterraneo assicurerebbe una qualità dell’aria accettabile.
Sempre secondo Nabu infatti, tutte le imbarcazioni utilizzano ancora olio di combustibile pesante. Di queste, circa l’80% “non utilizza alcun sistema di depurazione dei gas di scarico né tanto meno un sistema che soddisfi lo standard minimo legale che richiederebbe almeno un impianto di lavaggio dei fumi per ridurre le emissioni di zolfo”.
Mentre l’analisi svolta dall’Ong tedesca si incentra sull’inquinamento atmosferico dovuto alle emissioni di gas di scarico, nemmeno a bordo delle grandi navi non vengono adottate misure efficaci per ridurre gli inquinanti. Politiche di riduzione delle emissioni garantirebbero enormi benefici alla salute di chi vive a bordo, “tuttavia solo 11 navi vanno oltre lo standard minimo legale per ridurre il loro impatto sugli uomini e l’ambiente”.
Sempre secondo lo studio Nabu, la nave che ha la migliore performance è l’italiana AIDAprima (con una portata di circa 3.500 passeggeri e un costo di 455 milioni di euro) seguita da Hapag Lloyd “Europa 2” e le più recenti navi di TUI Cruises, Mein Schiff 3, 4 e 5. Essere primi in una classifica, però, non significa essere dei buoni modelli. Come osserva l’ente teutonico anche l’AIDA Cruises “nonostante gli impegni presi nel 2012, continua a utilizzare combustibile molto inquinante.
È di pochi mesi fa la notizia di una troupe televisiva francese che ha misurato, sul ponte di una nave crociera in navigazione, livelli di particolato ultrafine 19 volte superiori a quelli di una strada urbana trafficata. È chiaro come una simile esposizione possa avere effetti immediati sulla salute delle persone a bordo della nave, a cominciare dai membri dell’equipaggio per arrivare a chi ha pagato la crociera.
Nel giugno 2016 i membri dell’associazione Cittadini per l’Aria, insieme a un’equipe di esperti della NABU, hanno effettuato alcune misurazioni in prossimità del terminal traghetti di Genova. Tali misurazioni hanno evidenziato concentrazioni molto elevate di particelle ultrafini, fino a 40 volte superiori rispetto a zone definite “con aria pulita”. «Sebbene le misurazioni siano state condotte a oltre 800 metri di distanza dal porto e con vento che spirava verso il mare, queste evidenziano come le polveri emesse dalle navi impattino immediatamente sulla città» dichiara Anna Gerometta, Presidente di Cittadini per l’Aria. Per l’ONG, quello delle concentrazioni alte di biossido di zolfo è tutt’altro che un fenomeno isolato. «Non è solo Genova a soffrire per le emissioni derivanti dal trasporto marittimo.
È un problema grave che tocca moltissime città italiane: Venezia, Genova, Ancona, Civitavecchia, Napoli, Livorno, Trieste, Savona, La Spezia solo per citarne alcune. Emissioni che peggiorano la qualità dell’aria che respirano i cittadini e che, di conseguenza ne danneggia la salute, e che danneggiano il patrimonio culturale e i monumenti delle nostre città» conclude Anna Gerometta.
di Roberto Malfatti