salute
CAMMINARE: i benefici fisici e mentali dello sport più naturale.
Da quando compiamo un anno o giù di lì, e poi per tutta la vita, è forse il movimento che ci viene più spontaneo. Ma è anche «la cosa più simile a una panacea che conosciamo», come lo definì oltre vent’anni fa Thomas Frieden, allora direttore del Centers for Disease Control and Prevention statunitensi.
Camminare era considerato uno strumento imprescindibile di salute già due decenni fa e oggi, anche se molti tendono a sottostimarne l’efficacia come sport, abbiamo prove schiaccianti al riguardo: comporta benefici a corpo e mente, può aiutare contro innumerevoli malattie, non ha praticamente effetti collaterali ed è pure gratis, in più regala vantaggi inaspettati che stanno emergendo grazie alla ricerca scientifica. Per esempio, chi avrebbe mai pensato che la passeggiata quotidiana potesse aumentare la creatività? Eppure camminando il «pensiero divergente» aumenta fino all’80 per cento, stando a una ricerca dell’università di Stanford, perché i pensieri vagano senza meta e sono più probabili nuove associazioni di idee.
«Il cervello trae molti vantaggi dalla camminata», conferma Gianfranco Beltrami, docente in Scienze motorie dell’Università di Parma e membro del consiglio direttivo della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI). «Aumenta per esempio la produzione di endorfine, che migliorano il benessere mentale, favorisce la socialità, fa diminuire l’ansia e lo stress». Bastano dieci minuti a piedi per avere lo stesso effetto sul buonumore di un allenamento di 45 minuti in palestra, e se la passeggiata si svolge nel verde il benessere è garantito: stando a una ricerca pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences si riduce infatti l’attività cerebrale in aree associate alle emozioni negative e diminuisce la «ruminazione», quell’atteggiamento per cui i pensieri girano in circolo su elementi negativi di sé e della propria vita.
Camminare è una specie di bagno di positività: dopo ci si sente più sereni, ottimisti e si ha perfino maggior fiducia in se stessi. Effetti psicologici che hanno un correlato fisico ormai ben documentato: si è visto per esempio che letteralmente a ogni passo, grazie all’impatto con il terreno, si hanno onde di pressione che aumentano il flusso di sangue al cervello, un po’ meno rispetto alla corsa ma di più in confronto ad attività per cui non si mettono i piedi a terra come nuoto o ciclismo.
Il risultato non è solo un miglioramento dell’umore ma anche un effetto protettivo sulla memoria e sul deterioramento cognitivo legato all’età: non a caso la «dose» di camminata è risultata direttamente correlata al volume di materia grigia cerebrale soprattutto in aree come l’ippocampo, connesso proprio alla memoria e all’apprendimento. E se sul cervello i benefici dei passi quotidiani sono ormai evidenti, sul fisico lo sono forse perfino di più come spiega Beltrami: «La camminata è un esercizio aerobico a basso impatto, con vantaggi su tutti gli organi e apparati: a livello cardiovascolare per esempio si riducono la pressione arteriosa e i grassi nel sangue, dal colesterolo ai trigliceridi; la frequenza cardiaca diminuisce e complessivamente c’è un effetto protettivo evidente su cuore e vasi».
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Sulla Lentezza
Circa una decina d’anni fa sono stato in Ecuador per una spedizione naturalistica, ero il fotografo di questa spedizione. Siamo stati ospiti per circa una decina di giorni di una famiglia di indigeni nella foresta amazzonica, ai margini della foresta primaria. Questa famiglia apparteneva al gruppo indigeno che parla il Kichwa, che è una delle lingua appartenenti alle lingue Quechua, lingue dei Nativi Americani. Abbiamo vissuto nella loro casa, una palafitta, seguendo un po’ i loro ritmi.
La cosa che mi è rimasta impressa di quell’esperienza, era che facevamo solamente una cosa al giorno. Un giorno si andava a fare la spesa, oppure si andava a procurare del cibo al fiume, piuttosto che all’interno della foresta. A quelle latitudini quando si fa qualcosa ciò che è bene evitare è la fretta, la fretta e la velocità sono pericolose e quindi chi vi abita ha imparato a limitare le cose da fare ad una al giorno o poco più, proprio per non incorrere nel pericolo di avere fretta.
L'INDICE GLICEMICO NELLA PASTA AD ALTO CONTENUTO DI FIBRE
Enrico Bertoli - Gianna Ferretti - Tiziana Bacchetti (Università Politecnica delle Marche)
PREMESSA
Numerosi studi hanno riportato che un'alimentazione ricca di zuccheri semplici è associata all'insorgenza di diabete, patologie cardiovascolari e sindrome metabolica. Tra i meccanismi molecolari ipotizzati vi è un effetto sul metabolismo del glucosio e secrezione di insulina.
Allo scopo di prevenire queste patologie negli ultimi anni è stato proposto l'indice glicemico, come un utile parametro di qualità nutrizionale. L'indice glicemico (IG) consente di classificare gli alimenti che contengono carboidrati in base all'incremento di glicemia e si calcola confrontando l'incremento dei livelli di glucosio nel sangue dopo l'ingestione di una quantità predeterminata dell'alimento rispetto all'incremento osservato dopo l'ingestione di un alimento di riferimento (glucosio o pane bianco). L'IG si esprime come percentuale del valore di riferimento considerato uguale a 100.
L'ANSIA
E' uno stato d'affannosa incertezza, non facilmente controllabile, che provoca agitazione e preocccupazione. La passiflora, il luppolo, il tiglio, il biancospiano e l'escholthia hanno una naturale aziona calmante utile in questi casi.