ECONOMICO E MEDITATIVO, ECCO PERCHÉ TUTTI VOGLIONO CAMMINARE

È lo sport più praticato in questi anni di crisi, perché è sano, conveniente e adatto a tutti. Ed è molto in voga anche tra i volti noti: dalla ex campionessa olimpica Stefania Belmondo allo scrittore Enrico Brizzi

È CAMMINO-MANIA

La testa del camminatore è piena di aneddoti. “Ricordo un amico che mi accompagnò durante uno dei miei viaggi. Dopo tre giorni aveva delle vesciche talmente grandi che, al pronto soccorso, gli diedero due settimane di prognosi…” racconta lo scrittore Enrico Brizzi. Il suo zaino, invece, è leggero: camminare significa lasciare a casa le ansie quotidiane e il superfluo. Ed è soprattutto per via di questo aspetto liberatorio se, negli ultimi anni, sempre più persone hanno abbandonato sport avventurosi e adrenalinici per avvicinarsi al cammino.

Buona parte del merito (o della colpa, a seconda dei punti di vista) dello sdoganamento va al signor Tommy Schöpf, maestro di sci di Merano che nel 2002 portò il nordic walking in Italia. “Le prime volte mi prendevano in giro, mi chiedevano: sei già così vecchio che usi i bastoncini per camminare in montagna?”. Eravamo un po’ snob, noi italiani, e fino a qualche anno fa trovavamo bizzarri quei turisti nordeuropei che passeggiavano con i bastoncini da sci. Il tempo ci ha fatto cambiare idea e oggi il nordic, con oltre 100 mila praticanti assidui, è la disciplina preferita dai camminatori di casa nostra. Anche perché fa bene: favorisce la circolazione, rafforza i muscoli di braccia e spalle, migliora la postura della schiena e tonifica gli addominali.

“Più che una disciplina sportiva, lo concepiamo come un’attività motoria per il mantenimento della salute” spiega Fabrizio Lorenzoni, presidente dell’Associazione Nordic Fitness. Ne è convinto anche Antonio Mander, 55 anni, medico specializzato in chirurgia vascolare e terapie riabilitative, che ha iniziato a passeggiare coi bastoncini «per buttare giù la pancia. Poi ho fondato l’associazione Salute in Movimento, con cui organizzo uscite settimanali a Roma: dai monumenti ai siti archeologici, ogni pretesto è buono per camminare».

A OGNUNO IL SUO CAMMINO. Dalla passeggiata alla corsetta, quattro modi di muoversi, a seconda delle possibilità (e delle esigenze)

Quella dei nordic walker non è l’unica tribù che compone il variegato mondo dei camminatori. Ci sono i trekker, che si cimentano in montagna e fanno caso soprattutto al paesaggio. I patiti del fitwalking – una camminata veloce, sette-nove chilometri orari, introdotta in Italia dall’ex marciatore Maurizio Damilano – preferiscono invece i parchi. E poi ci sono i pellegrini, viaggiatori che passo dopo passo conquistano il mondo.

Datemi una strada e sarò felice: «Camminare dà la possibilità di conoscere davvero i luoghi che si visitano» dice Brizzi, che ci ha scritto tre libri (Nessuno lo saprà. Viaggio a piedi dall’Argentario al Conero, Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro in cui racconta il pellegrinaggio da Canterbury a Roma e Gli psicoatleti). La sua passione risale a una ventina di anni fa. “Con un amico ci siamo sfidati: scommetto che non riesci ad arrivare al mare a piedi… Abbiamo camminato da Bologna alla Riviera adriatica, cinque giorni in strada e cinque notti fuori. Durante quel viaggio nacque il germe di ciò che ancora oggi mi piace dei cammini: entrare in contatto con persone e posti nuovi, confrontarsi con i propri limiti”.

Un altro scrittore, il 51enne veneziano Tiziano Scarpa che nel 2009 ha vinto il Premio Strega con Stabat mater, quando ha qualcosa d’importante da dire si mette in cammino. “Quattro anni fa, con la rivista Il primo amore, abbiamo cominciato a organizzare dei cammini civili. Nel 2011 abbiamo “ricucito” l’Italia camminando da Milano a Napoli. Nel 2012, dopo il terremoto, siamo partiti da cinque città italiane per raggiungere L’Aquila. Nel 2013 invece abbiamo percorso 1.170 chilometri, da Mantova a Strasburgo, per proporre una nuova-vecchia idea di Europa. E quest’anno, da Palermo a Gela, abbiamo attraversato la Sicilia con lo sguardo rivolto a Lampedusa: se arrivi in un posto dopo aver percorso un lungo tragitto, la gente presta più attenzione a ciò che dici”.

Camminando, anche il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino fa politica. «Amo la montagna e mentre metto un passo dietro l’altro penso, mi concentro: le frasi cruciali dei miei discorsi più importanti le ho elaborate passeggiando». In estate ha conquistato il Monviso, il Monte Oronaye e il Rocciamelone.

Dai parchi alle montagne, dai cammini storici ai sentieri: perché ci si mette in cammino? La persona giusta a cui chiederlo è Alberto Conte, 50 anni, ex manager che ne ha fatto una filosofia di vita. “Per come lo intendo io, è svincolato dalla prestazione fisica” spiega il fondatore del Movimento Lento, associazione che promuove i viaggi a piedi e in bicicletta. “È un itinerario nel proprio spazio interno. Il ritmo dei passi, la compagnia anche silenziosa facilitano la meditazione e le relazioni con gli altri. Quando sei in cammino, lo zaino è l’unica cosa che ti serve. All’inizio fai fatica e vorresti fartelo trasportare… Poi capisci che ti stai privando di un’esperienza, che portarsi le proprie cose sulle spalle è una fatica buona”.

La voce di Sergio Valzania, 63enne vicedirettore di Radio Rai, da un decennio racconta agli ascoltatori i suoi pellegrinaggi. Ha iniziato nel 2003 e per 11 volte ha fatto – percorrendo tratti più o meno lunghi – il Cammino di Santiago de Compostela: “Quest’anno ho scelto la Via Francigena, nel 2015 vorrei tornare a Santiago attraverso la Via del Nord”. Ad accompagnarlo in questi anni un gruppo di insospettabili, «dal matematico Piergiorgio Odifreddi al direttore de L’Espresso Bruno Manfellotto, dall’attore David Riondino a Michele Serra…».

Sorpresa: nella squadra dei camminatori provetti si trovano anche dei campioni olimpici, gente abituata a ben altre fatiche che non storce il naso di fronte alla prospettiva di una bella passeggiata. Stefania Belmondo, pluri-campionessa dello sci di fondo, si vanta di essere stata una pioniera del nordic walking: “Lo facevo ancora prima che esistesse. Quando gareggiavo, gli allenamenti prevedevano lunghe camminate in montagna con i bastoncini. E così, quando ho appeso gli sci al chiodo, ho fatto il corso della Scuola Italiana per diventare istruttrice”.

Persino Stefano Baldini, ex maratoneta e oggi 43enne direttore tecnico delle nazionali giovanili di atletica, magnifica le doti del camminare: “Correre è bellissimo, ma non è un’attività adatta a tutti i fisici e le età. Invece il fitwalking, la camminata veloce, non ha controindicazioni ed è già un’attivita aerobica intensa. Mentre il bello del nordic walking è che, grazie ai bastoni, utilizzi tutti i muscoli”.

Ci sono camminatori urbani, come Arturo Brachetti, 57 anni, il re dei trasformisti: “Quando sono in tournée in qualche città straniera, mi piace visitarla a piedi. Solo così riesco a coglierne davvero l’essenza. Per il mio lavoro la forma fisica è importante, e mentre mi muovo viaggia anche la mente, e mi vengono nuove idee per i miei spettacoli”.

Altri proprio non riescono a stare fermi. Luca Bacherotti, 52 anni, a.d. di Asics Italia: “La passeggiata è una costante nella mia vita, percorro quattro-cinque chilometri al giorno. Mi alleno facendo fitwalking ma è durante i trekking che vivo le emozioni più belle. Il mio record? Centocinquanta chilometri, in sei giorni, sull’Alta Via dei Monti Liguri”.

Per qualcuno, poi, il cammino è stata una di quelle scoperte che cambiano la vita. “Fino a qualche anno fa ero totalmente concentrata sul lavoro” racconta Chiara Campostrini, vicepresidente di Federmanager Trento. “Poi un grave problema familiare mi ha costretto a rimettere tutto in discussione. Ho cominciato a praticare il nordic walking e i bastoncini mi hanno aiutato a rialzarmi e ad aprire la mente. Oggi cammino molto: un paio di volte in settimana, uscite da sei-sette ore nel weekend. E la mia vita è più equilibrata”.

Ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Ora sono saggio e sto cambiando me stesso. Dalai Lama